21 Ott Dialetto Carpigiano
Ma davvero pensate che esista il “purismo dialettale”? Data la non troppo diffusa conoscenza generale del dialetto carpigiano, capita spesso di vedere dei personaggi fra i più vari che cercano di usare il dialetto ai propri fini comunicativi facendo dei terribili strafalcioni. Dopo un primo attimo di smarrimento, di fronte a gentili contestazioni grafico- grammaticali i suddetti personaggi danno una risposta di questo tipo: “Mò cum a t ii catiiv! Il dialetto evolve, proprio come l’italiano!”. Pensando così di aver messo a posto le cose.
Certo che l’italiano (si) evolve, per cui una volta si diceva “eziandio” e oggi non si dice più. Se però, ancora oggi, uno dice “io credo che è” quella non è evoluzione della lingua, ma errore, e lo resterà finché la maggioranza dei parlanti non si sarà messa a dire e a scrivere una frase del genere senza congiuntivo.
Anche il carpigiano si è evoluto, hai voglia! Ma a un certo punto, con l’interruzione della trasmissione intergenerazionale, si sono create due categorie: i parlanti genuini, di classe bassa e popolare quanto volete, ma perfettamente in grado, grazie alla loro sensibilità linguistica, di dire se una cosa sia detta bene o sia errore, e una maggioranza di persone che non parla il carpigiano e che, quando prova a formare una frase compiuta, inevitabilmente sbaglia, perché non ha le radici, la sensibilità e la competenza linguistica necessarie
C’è qualcosa di male a voler usare il dialetto carpigiano in occasioni pubbliche? No, anzi, è cosa benemerita, tra l’altro attira l’attenzione in modo deciso.
Ad esempio il celeberrimo prof Lando Degoli di “Lascia o Raddoppia” (arcaica, quando famosa trasmissione TV a premi della RAI con Mike Buongiorno) quando al liceo ci faceva lezioni di matematica e di fisica, ogni tanto lanciava qualche efficace frase in dialetto. Cuus èel ‘n Ampèer? L è ‘n Òhmm sòtta un Vòolt!
A distanza di decine d’anni tutti noi suoi studenti ci ricordiamo queste sue uscite, in un’epoca ,1970 circa, dove il dialetto era vietatissimo a scuola.
C’è qualcosa di male a non sapere il carpigiano?
No, basta essere nati dopo la seconda guerra mondiale, o meglio dopo il boom economico degli anni ’60; non è colpa di nessuno essere nato “tardi”.
C’è qualcosa di male a usare il carpigiano in occasioni pubbliche pur senza saperlo? No, ma non si deve essere permalosi, se arrivano le opportune correzioni.
Anche studiare l’evoluzione del dialetto non è certo semplice, bisogna stare in mezzo alla gente, nei posti giusti e stèer in urèccia.
[Mauro D’Orazi (su ispirazione di Daniele Vitali) 12-07-2019
Mauro D’Orazi
Esperto in Dialetto Carpigiano